'Una Cittadella?' Tu mi chiederai. 'E cos'è mai?'
Figurati con l'architetto di tempi trascorsi abbia disegnato con estrema cura e la pianta di un'opera fortificata da adibire ad alloggio dei soldati al ricopro dei loro mezzi bellici.
L'architetto si è studiato di far sì che la dislocazione dei servizi sia quanto mai logica e funzionale, ma, disgraziatamente, terminato il suo lavoro, il gentiluomo deve assentarsi, e Flick, il cane prediletto azzanna il grande foglio del progetto e lo riduce in minuti pezzetti.
La cameriera, per rimediare il disastro, raccoglie i brandelli di carta e li incolla assieme come capita capita.
L'architetto arriva, vede lo scempio e dapprima si dispera, poi saggiamente scuote le spalle esclamando: 'Tanto è lo stesso!' E trasmette il progetto così com'è all'autorità militare che lo approva entusiasticamente e lo passa alla maestranze, le quali - su quelle basi - costruiscono le edifizio.
Questa è una Cittadella. E questo ti spiega - per esempio - perché, girando per una Cittadella o caserma che dir si voglia, ora ti imbatti in una stanza a forma di piramide triangolare con la porta d'accesso al vertice della piramide stessa; ora in una latrina con la sedietta allocata sul soffitto; ora in un balcone che si apre su un corridoio; ora in un portone di Tre metri che si spalanca sul vuoto all'altezza del terzo piano, ora Nello scolo di un acquaio che si scarica dentro la cappa di un camino.
Nell'agosto del 1932, nella Cittadella di P., io il contrario un soldato stranamente abbigliato e con una grande barba bianca.
'Ma tu gli domandai di che classe sei?'
'Del 1879'
'E sei ancora in servizio?'
'Signor no', rispose, 'mi hanno congedato nel 1904, ma non sono ancora riuscito a trovare l'uscita...'
Queste, figlio mio, solo le cittadelle sul tipo di quelle di a., e per fortuna, dopo pochi giorni ci tolsero di là e ci Portarono in un lager, così la nostra condizione migliora notevolmente.
Dio ti scampi dalle cittadelle, postero mio! [Diario clandestino]